LA CHIESA DI SANT'ANASTASIA
Subito dopo il 1260, sembra su invito del vescovo di Verona, i Domenicani lasciarono la loro prima sede fuori delle mura per erigere una grande chiesa e un convento in città. L'imponente struttura in mattoni, principale esempio di architettura gotica a Verona, fu iniziata attorno al 1290. È intitolata a San Pietro Martire, il frate domenicano veronese assassinato dagli eretici nel 1252 mentre era Inquisitore in Lombardia, ma la tradizione popolare ha perpetuato il nome di una chiesa dedicata a Sant' Anastasia che preesisteva in questo luogo. La chiesa fu completata nella parte est, con absidi, transetto, parte del campanile e due campate della navata, nell' arco di un trentennio, mentre le mura perimetrali e la facciata rimasero a metà della loro altezza per un secolo ancora. La forma poligonale delle absidi, con alte monofore separate da piatte lesene, e le raffinate cornici in mattoni ad archetti intrecciati si armonizzano in un insieme coerentemente gotico. Invece nella facciata, mai ultimata, lo splendido portale gotico, in marmi policromi del XIV secolo, è affiancato da pannelli a bassorilievo e motivi decorativi all'antica in forme rinascimentali del XV e XVI secolo. Il campanile, completato nel 1434, si adatta al carattere d'assieme del gruppo absidale. Differisce dal consueto tipo veronese per la balaustra alla sommità, l'assenza di pinnacoli e il cono nervato. Il portale a doppia apertura con pilastro centrale, o trumeau, tipico dell'architettura medievale nel nord Europa ma raro in Italia, si ritrova anche nella porta laterale di San Fermo Maggiore. I rilievi sul portale sono imponenti esempi dello stile ritardatario e un po' impacciato della scultura veronese del primo '300. Le scene sugli architravi raffigurano l'Incarnazione e Passione di Cristo con, alle estremità, Sant'Anastasia e Santa Caterina d'Alessandria. Sul trumeau è San Domenico (al centro), ai lati San Pietro Martire (a sinistra) e San Tommaso d'Aquino (a destra). La statua della Vergine con il Bambino in alto è in stile tardo-gotico del primo '400. I pannelli quattrocenteschi a bassorilievo, sul contrafforte a destra del portale, illustrano il Martirio di san Pietro Martire e il Miracolo della nuvola, che dà ombra mentre il santo predica. Le iscrizioni sulle cornici vuote (datate 1522), che decorano gli altri contrafforti, indicano che erano previsti altri episodi della vita del santo. L'interno è diviso in tre navate da alte e spaziate colonne con capitelli gotici a fogliami, che sostengono gli archi acuti delle navate e le volte a crociera. Queste ed altre caratteristiche, come l'uso di catene in legno tra le colonne e l'effetto di altezza e grande ampiezza, richiamano la contemporanea chiesa domenicana di San Giovanni e Paolo a Venezia. Tipico delle grandi chiese gotiche degli ordini mendicanti in Italia sono l'ampio transetto e le absidi minori affiancate a quella maggiore. Degno di nota è il pavimento a marmi rossi, bianchi e neri, in gran parte ancora l'originale quattrocentesco, particolarmente elaborato al centro del transetto, dove forma un rosone con lo stemma domenicano al centro. Delle due acquasantiere rinascimentali in marmo rosso, sostenute da cariatidi incurvate ("gobbi") addossate alle prime due colonne, la tradizione attribuisce quella a sinistra allo scalpellino Gabriele, padre del pittore Paolo Veronese. Nella prima campata a destra (1) è collocato il monumento Fregoso del 1565, lodato da Giorgio Vasari nelle sue Vite, l'opera maggiore di Danese Cattaneo, allievo di Jacopo Sansovino. Giano Il Fregoso era stato Doge di Genova e poi condottiero per la Repubblica di Venezia. Il monumento è un imponante esempio del tipo cinquecentesco della tomba-altare: sull' altare è il Cristo risorto, il Fregoso è raffigurato in abito militare sul piedistallo a sinistra, mentre manca un sarcofago. Il motivo architettonico è quello dell'arco trionfale, presente qui in forme del Rinascimento maturo ispirate all'antichità romana.
Le due cappelle successive, (2) Manzini del 1482 e (3) Bonaveri del 1490 circa, impiegano la stessa struttura architettonica e decorativa di quelle coeve in duomo: un'arcone in marmo contorna l'altare, con statue alla sommità e santi dipinti in finte nicchie ai lati, a ricoprire la superficie della parete circostante. Le lesene classiche sono ornate da rilievi a fogliami del primo Rinascimento. Questo tipo di intagli, di qualità generalmente elevata, era di solito eseguito a Verona (come ovunque in Italia settentrionale) da scalpellini lombardi. Nella cappella Bonaveri gli affreschi della Deposizione nel sepolcro nella lunetta e dei santi ai lati sono di Liberale da Verona (1490 circa), famoso miniaturista, mentre l'altare di questa cappella e della precedente sono barocchi. L'altare Pindemonte (4) del 1535 riproduce l'arco romano dei Gavi, ora in corso Cavour. La cappella della Crocifissione, al termine della navata destra (5) appartiene alla prima fase costruttiva della chiesa, come mostra la bassa volta gotica. Sono interessanti il grande Crocifisso ligneo e un gruppo scultoreo policromo della Deposizione, quattrocentesco. Del XV secolo è anche il finissimo rilievo a candelabre sull'arco di accesso. Sul muro di fondo del transetto destro è l'altare di san Tommaso d'Aquino (1488-1502) della famiglia Centrego (6). La pala di Girolamo dai Libri, La Vergine e il Bambino con i santi Tommaso d'Aquino, Agostino e donatori, dimostra la ricchezza di colori e dettagli di un pittore famoso anche come miniaturista. Le cappelle absidali di Sant' Anastasia contengono alcuni tra i più importanti esempi superstiti di decorazione murale e di scultura funeraria tardo-gotiche a Verona (se non nell'Italia settentrionale), dove lo stile gotico si protrasse più a lungo che altrove. La cappella Cavalli (7) risale al '300. Sulla parete destra si trova la Tomba di Federico Cavalli (1390), tradizionale arca murale gotica con baldacchino ad arco sulla figura giacente e affresco devozionale attribuito a Martino da Verona, nella lunetta. Al di sopra, in parte coperto dalla tomba, un grande affresco con I santi Giorgio, Martino e Giacomo che presentano alla Vergine e al Bambino membri della famiglia Cavalli, eseguito poco prima del 1390 da Altichiero, il maggior pittore veronese del tardo '300. Sulla parete sinistra è un Battesimo di Cristo del pittore bolognese Jacopino di Francesco. L'ancona intagliata e dorata posta sull'altare è di autore sconosciuto degli inizi del secolo XVI. Sull'arco di ingresso della cappella successiva, della famiglia Pellegrini (8), si trova l'affresco con San Giorgio e la Principessa (1433) dipinto da Antonio Pisano detto il Pisanello, uno dei capolavori della maniera cavalleresca e cortese caratteristica del gotico Internazionale dell'inizio del XV secolo. Sulle pareti, due tombe trecentesche in marmo rosso. Particolarmente elegante è l'affresco votivo di scuola altichieresca nella lunetta della tomba sulla destra, attribuito a Martino da Verona. I ventiquattro grandi pannelli in terracotta con rilievi della vita di Cristo, in origine policromi, furono eseguiti nel 1435 da Michele da Firenze, che era stato assistente di Lorenzo Ghiberti. Di stile toscano e ricche di dettagli, sono opere del tutto singolari in questo periodo a Verona, data l'assenza di una scuola locale che producesse rilievi figurativi. Nella cappella maggiore (9) l'intera parete sinistra è occupata dal Monumento funebre equestre di Cortesia Serego (1424-1429). Lo stile dell'intaglio, il sarcofago ornato da nicchie e il padiglione a tendaggi fanno pensare a uno degli scultori toscani attivi in monumenti funerari a Verona e a Venezia in questi anni, come Pietro Lamberti o Nanni di Bartolo. Con la sua ricca incorniciatura a quattro archi floreali trilobati e l'affresco circostante con l'Annunciazione e i santi Tommaso d'Aquino e Pietro Martire (1432), del veneziano Michele Giambono, questo monumento rappresenta un vertice negli elaborati complessi scultoreo-decorativi tardo gotici. Sulla parete destra, in alto, un grandioso Giudizio Finale della metà del '300.
La successiva cappella Lavagnoli (10) contiene affreschi del tardo '400 con grandi scene che narrano storie di Cristo e san Giovanni Evangelista sullo sfondo di paesaggi e scenari urbani, attribuiti al bresciano Pietro da Cemmo. Dal transetto sinistro si accede alla cappella Giusti (11), costruita nel 1453. Gli stalli lignei provengono dal coro quattrocentesco della chiesa. Sull' altare, Vergine con Bambino e santi (1598) di Felice Brusasorci. La grande cappella del Rosario nella navata sinistra (12) venne costruita da Domenico Curtoni negli ultimi anni del '500. La devozione domenicana al rosario si diffuse in modo particolare con la Controriforma e dopo che la vittoria contro i Turchi a Lepanto nel 1571 venne attribuita alla Vergine del Rosario. L'armonioso classicismo tardo rinascimentale dell'architettura della cappella è contrastato dall'effetto tenebroso dei dipinti, eseguiti da artisti veronesi negli anni 1610-1630. Tra questi, la Flagellazione, opera del tardo manierismo di Claudio Ridolfi; Cristo nell'orto di Getsemani, che comunica il naturalismo del primo barocco, di Pietro Bernardi; e l'Incoronazione della Vergine (nella lunetta sopra l'altare) di Marcantonio Bassetti. La decorazione scultorea all'interno e i putti sulla balaustra sono della metà del '600. Sull'altare, affresco con la Vergine e il Bambino, i santi Pietro Martire, Domenico e donatori Scaligeri, di Lorenzo Veneziano, in stile gotico bizantineggiante della metà del '300. La cappella Miniscalchi (13), del primo '500, fa un uso spettacolare di marmi policromi. Inserti a tondo e a diamante nei rilievi decorativi sono tipici dello stile lombardesco di questo periodo. Le statue, in nicchie affiancate da colonne, conferiscono una maggiore plasticità rispetto al moderato rilievo delle quattrocentesche cappelle Manzini (2) e Bonaveri (3). Sull'altare è una Pentecoste di Nicola Giolflno (1518). La penultima cappella, Faella (14), del 1520, mantiene la decorazione lombardesca, ma ha un carattere pienamente cinquecentesco, in cui domina l'ordine classico, con timpano su colonne. La pala, Cristo in gloria ed i santi Erasmo e Giorgio (1522), è anche qui del Giolfino. L'ultima cappella, Boldieri (15), anteriore al 1466, introdusse per prima nella chiesa lo schema ad arcane circondato da statue ed impiega un' ancona con figure scolpite, di derivazione gotica.