L’arco
dei Gavi sorge nella piazzetta
a fianco di Castelvecchio
in riva all’adige.
Tale
sistemazione è recente,
risale al 1932 e si deve
all’opera del professor
Avena, allora direttore
dei musei cittadini.
L’Arco,
restaurato non reca più
le iscrizioni che ne occupavano
il fregio, indicando a
chi era dedicato e per
iniziativa di chi era
stato costruito.
Si
leggono invece le dediche
a Caio Gavio Strabone
e a Marco Gavio Macro
scolpite sotto le due
nicchie che si affacciano
ora sul fiume e un tempo
guardavano la campagna.
L’Arco
era stato edificato a
decoro della città in
onore della gens Gavia,
forse in relazione con
qualche importante avvenimento
della vita del municipium,
ma non era opera pubblica.
Era
infatti tradizionale romana
quella di opere fondate
da privati per proprio
uso, ma a beneficio di
tutta la cittadina.
L’arco
dei Gavi, a l’inizio del
XII secolo fu incorporato
nelle nuove mura dell
città che furono edificate
appunto a partire dall’altezza
dell’arco stesso.
L'arco
divenne allora porta ad
un solo fornice della
città con il nome di porta
San Zeno.
Se
l’arco è giunto fino a
noi si deve in parte a
Ritruvio Certone, l’architetto
che l’ha ideato.
L’arco
si eleva su quattro piloni
che delimitano le quattro
faccie, due magiori e
due laterali minori, ognuna
attraversata da fornice
proporzionato alle dimensioni
della superficie.
Dai
pidistalli si elevano
8 colonne.
Il
soffitto interno non è
a botte, ma a coperta
originale decorata a cassettoni
ornati di rosoni e di
una testa di medusa al
centro.
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