Al tenero poeta e mio amico
Cecilio rammentati, papiro,
di invitarlo a Verona abbandonando
Como e le sue mura e il
suo lago
certi sogni segreti di
un amico
di entrambi ardo tutto
di contargli.
Se ha senno, la strada,
d'un sol fiato si
farà, a dispetto
della splendida ragazza
che mille volte lo richiama
nel partire
scongiurandolo, tra abbracci,
di restare
specie ora che, a dar credito
alle voci,
per lui si strugge di un
amore disperato.
Dacchè lesse i primi
versi della Dea
di Dindimo, un fuoco,
infatti, la divora,
geloso, poverina, fin nell'intimo,
ti compiango, troppo esperta
della Musa
di Saffo, fanciulla: d'arte
eccelsa
s'annuncia il poema di
Cecilio alla Gran Madre.