Nel mondo
romano, il teatro è in
un primo tempo di derivazione
greca, sia pur con importanti
innovazioni. A differenza
dei tetri greci, costruiti
sfruttando pendenze naturali,
quelli romani avevano
una struttura portante
di pilastri e volte, e
sorgevano generalmente
in pieno centro cittadino.
Un nuovo modello di edificio
teatrale si era affermato
nel 55 a.C. con la costruzione
del grande teatro di Pompeo
nella stessa Roma. Questo
nuovo modello aveva molti
elementi degni di interesse.
Il proskenion
romano, ora nella
forma latinizzata di proscaenium,
spesso riferito all'intera
area di azione e al suo
sfondo, era di solito
ornato sul fronte con
nicchie e colonne. La
scena stessa era più bassa
e notevolmente più profonda.
Dietro gli attori sorgeva
una fastosa scaenae
frons, di proporzioni
maestose. Ancora più importanti
furono altre innovazioni.
I Greci,
nel delimitare lo spazio
riservato al pubblico,
avevano sempre accordato
la preferenza a una struttura
che si prolungava oltre
la metà del cerchio circondando
in parte l'orchestra.
Nei teatri
italici invece, il luogo
per il pubblico (chiamato
cavea) fu ridotto
a una forma rigidamente
emiciclica, e in armonia
con ciò, il circolo orchestrale
fu ridotto alla metà,
avendo perduto l'antica
importanza teatrale, al
punto che in alcuni di
questi teatri si misero
i posti per gli spettatori
più notabili proprio all'interno
dello spazio riservato
all'orchestra.
Poiché ora
il fronte della scena
coincideva con il diametro
dell'orchestra ristretta,
la parte di teatro riservata
agli attori e quella assegnata
agli spettatori non avevano
una linea di demarcazione
chiaramente segnata. Mentre
i teatri Greci erano stati
sempre composti da due
o da tre parti separate,
qui in generale si tendeva
a creare un insieme architettonico
unitario.
La saldatura
della cavea, dell'orchestra
e degli edifici scenici
comportava che gli antichi
ingressi aperti, che erano
ai lati della scena, poterono
essere inglobati, completando
così formalmente e logicamente
il processo di integrazione,
e sulla parte superiore
di questa strutture ricavate
nelle mura, i così detti
tribunalia, si
poté provvedere a dei
posti per coloro che curavano
l'allestimento della rappresentazione
o per gli ospiti di onore.
Inoltre, la fusione delle
parti che in origine erano
separate veniva a eliminare
il bisogno di costruire
la cavea su un terreno
in pendio. In alcune zone
periferiche dei domini
romani persistette l'antico
criterio greco nella scelta
del luogo, ma in generale
ci si rese conto che il
teatro romano poteva essere
meglio se l'insieme era
progettato per occupare
un terreno pianeggiante.
Questo significava, a
sua volta, che l'intera
costruzione dovesse essere
circondata da alte pareti,
circostanza che gli architetti
romani sfruttarono subito
ornando le pareti con
colonne e maestosi archi
in pietra. Dal momento
in cui il teatro di Pompeo
aveva così offerto un
nuovo modello, sorsero
in ogni parte dell'impero
romano decine di edifici
di questo tipo, che divennero
man mano sempre più fastosi,
sempre più elaborati.La
cavea, di vasta
estensione, erta suddivisa
da corridoi e rampe (
i vomitoria) e
spesso assumeva l'aspetto
di una serie di "piani",
ciascuno con il proprio
ordine di ornamenti architettonici.
L'orchestra era spesso
chiusa da un muro perimetrale
che permetteva di usare
tale spiazzo per spettacoli
gladiatori oppure, riempito
d'acqua, per finte battaglie
navali o balletti acquatici.
Sembra che fosse anche
usuale una scaletta che
dal piano della scena
portava giù all'area chiusa
dell'orchestra; tale scaletta
si può ancora vedere nel
teatro di Djemila nell'Africa
del Nord.
La sommità
della scaenae frons
era alla stessa altezza
della sommità della cavea;
era ora possibile coprire
l’intera struttura, riparandola
con un telone al quale
si dava il nome di velum
o velarium. Di conseguenza
il teatro romano, sebbene
la sua struttura muraria
presentasse ancora l’aspetto
di un edificio all’aperto,
si andava avvicinando
ai teatri coperti del
periodo moderno. E una
seconda innovazione li
avvicinò ancora di più:
i romani inventarono una
tenda frontale, detta
auleum, che fissata
ad una intelaiatura, poteva
essere lasciata cadere
nell’orchestra e sollevata
di nuovo; e un altro tipo
di tenda, conosciuto come
siparium, poteva
essere usato per coprire
parti della facciata dietro
gli attori. Per quanto
maestosi e imponenti possano
essere i resti dei teatri
romani, siamo costretti
a riconoscere che questi
edifici imponenti erano
progettati all’origine
come monumenti di orgoglio
cittadino piuttosto che
come luoghi in cui presentare
le opere drammatiche nel
modo migliore. Furono
costruiti teatri in tutto
l'impero: il teatro di
Orange in Francia (inizi
del primo sec. d.C) di
Sabratha in Libia (fine
secondo secolo d.C), di
Aspendos in Turchia (seconda
metà del secondo secolo
d.C)


Bibliografia:
Enciclopedia Microsoft(R)
Incarta(R) 99.
AUTORE:
Allardyce Nicoll. Lo spazio
scenico. Storia dell'arte
teatrale BULZONI EDITORE
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