L’età
di Machiavelli è segnata dal passaggio storico dalla
tradizione comunale all’avvento dell’assolutismo. Questa
considerazione è importante per evitare il persistere
dell’immagine di Machiavelli come consigliere e cortigiano del
principe. In realtà è la tradizione del pensiero libero e civile
che gli consente di giudicare le forme e la convenienza di un
governo assoluto.
Il
processo di distacco tra politica e società civile in Machiavelli
ci permette di capire la sua passione per la politica come pura
prassi– Totalità ed unicità dell’azione politica.
Esperienza
e lettura dei classici sono due pilastri dell’indagine teorica di Machiavelli.
Importanza della “realtà effettuale”: attraverso questo punto
fermo Machiavelli scopre il principio dell’autonomia e dell’economicità
della politica. Dal reale al reale: la politica è essenzialmente
prassi concreta da svolgersi sul terreno della realtà effettuale.
E’ problematico capire se Machiavelli sia alla ricerca di leggi
generali.
In
ogni caso per Machiavelli il punto di partenza del discorso
è un completo superamento di ogni visione trascendente del reale.
La religione viene semmai colta nel suo aspetto evemeristico.
Concezione
antropologica fortemente negativa: gli uomini, guidati dalle
passioni, sono calati nell’egoismo di una necessità naturale.
L’uomo politico può, da questa conoscenza, trarre motivo di
grande forza regolativa delle azioni stesse degli uomini. Resta
comunque un dato forte la debolezza possibile dell’uomo politico
perché le leggi dell’agire umano non hanno necessità ed
universalità al loro interno.
Rapporto
tra i Discorsi e il Principe. Normalmente si tende a vedere in
questi scritti un Machiavelli repubblicano e un Machiavelli
legato al potere assolutistico. Il Principe è un trattato di teoria
politica coerente con le particolari condizioni storiche
dell’epoca. I Discorsi mirano a studiare le forme storiche nelle
quali si è incarnato l’ottimo
governo.
Il
metodo sperimentale: Machiavelli evidenzia una nuova mentalità nel
campo della politica, ossia osservazione della realtà – teoria-
ritorno alla prassi. Con questo egli non dimentica l’enorme potere
dell’imponderabile (Fortuna). Il gesto politico è gesto
extra-ordinario con cui si cerca di imporre un ordine razionale nel
disordine naturale degli elementi.
Niccolò Machiavelli
nacque a Firenze il 3 maggio 1469.
Nel 1498, a 29 anni, fu eletto Segretario della Repubblica, un incarico
che gli fornì l'occasione di viaggiare
Niccolò Machiavellisso. Nel 1500, infatti, fu
inviato presso Luigi XII di Francia e, nel 1502, andò in legazione
presso Cesare Borgia.
In questo periodo si batté per dotare la Repubblica Fiorentina di armi
proprie. Dopo aver preso parte ad alcune ambascerie in Tirolo, a Monaco,
in Francia e presso il conclave succeduto alla morte di papa Pio III,
venne condannato ad un anno di confino: un effetto degli eventi che
seguirono la decisione della Lega Santa di ripristinare la dinastia
medicea a Firenze (Dieta di Modena, 1512). Fu questo uno dei suoi
periodi più difficili, anche a causa del carcere e delle torture che
un'accusa di tentata congiura antimedicea lo portò a subire.
Nella seconda metà dell'anno compose "Il Principe", opera che
Machiavelli offrì a Lorenzo de' Medici (nipote del Magnifico) tra il
settembre del 1515 e lo stesso mese del 1516. Nel 1520, il cardinale
Giulio de' Medici gli diede l'incarico di scrivere le "Istorie
Fiorentine" per conto dello Studio pisano. Gli otto libri delle
Istorie furono consegnati un anno dopo al nuovo committente,
Clemente VII.
Dopo il sacco di Roma (1527), a Firenze venne restaurata la Repubblica,
ma Machiavelli non fu chiamato a ricoprirvi incarichi.
Morì il 21 giugno dello stesso anno.