L'animale sociale e l'uomo "nequissimo"

 

 

 

 

 

                

 
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 Discutere delle regole della convivenza significa, per alcuni, anche chiedersi se l’uomo è naturalmente adatto alla convivenza stessa.

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Esiste una natura umana?

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E’ possibile parlarne?

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Spesso, modelli teorici, in ambito politico, risultano fondati su di una visione antropologica: cosa significa tutto ciò?

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Un legame stretto tra antropologia e politica non rischia di produrre pericolose rigidità?
 

 

Aristotele e Machiavelli in un confronto significativo: 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


N. Machiavelli

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L’età di Machiavelli è segnata dal passaggio storico dalla tradizione comunale all’avvento dell’assolutismo. Questa considerazione è importante per evitare il persistere dell’immagine di Machiavelli come consigliere e cortigiano del principe. In realtà è la tradizione del pensiero libero e civile che gli consente di giudicare le forme e la convenienza di un governo assoluto.
 

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Il processo di distacco tra politica e società civile in Machiavelli ci permette di capire la sua passione per la politica come pura prassi– Totalità ed unicità dell’azione politica.
 

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Esperienza e lettura dei classici sono due pilastri dell’indagine teorica di Machiavelli. Importanza della “realtà effettuale”: attraverso questo punto fermo Machiavelli scopre il principio dell’autonomia e dell’economicità della politica. Dal reale al reale: la politica è essenzialmente prassi concreta da svolgersi sul terreno della realtà effettuale. E’ problematico capire se Machiavelli sia alla ricerca di leggi generali.
 

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In ogni caso per Machiavelli il punto di partenza del discorso è un completo superamento di ogni visione trascendente del reale. La religione viene semmai colta nel suo aspetto evemeristico.
 

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Concezione antropologica fortemente negativa: gli uomini, guidati dalle passioni, sono calati nell’egoismo di una necessità naturale. L’uomo politico può, da questa conoscenza, trarre motivo di grande forza regolativa delle azioni stesse degli uomini. Resta comunque un dato forte la debolezza possibile dell’uomo politico perché le leggi dell’agire umano non hanno necessità ed universalità al loro interno.
 

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Rapporto tra i Discorsi e il Principe. Normalmente si tende a vedere in questi scritti un Machiavelli repubblicano e un Machiavelli legato al potere assolutistico. Il Principe è un trattato di teoria politica coerente con le particolari condizioni storiche dell’epoca. I Discorsi mirano a studiare le forme storiche nelle quali si è incarnato l’ottimo governo.
 

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Il metodo sperimentale: Machiavelli evidenzia una nuova mentalità nel campo della politica, ossia osservazione della realtà – teoria- ritorno alla prassi. Con questo egli non dimentica l’enorme potere dell’imponderabile (Fortuna). Il gesto politico è gesto extra-ordinario con cui si cerca di imporre un ordine razionale nel disordine naturale degli elementi.
 


Aristotele

 

 

 

 

 

 

     
 

Niccolò Machiavelli     (Il Principe,  Cap. 18) 

 

 

 

 

Cenni biografici

Niccolò Machiavelli nacque a Firenze il 3 maggio 1469.
Nel 1498, a 29 anni, fu eletto Segretario della Repubblica, un incarico che gli fornì l'occasione di viaggiare Niccolò Machiavellisso. Nel 1500, infatti, fu inviato presso Luigi XII di Francia e, nel 1502, andò in legazione presso Cesare Borgia.
In questo periodo si batté per dotare la Repubblica Fiorentina di armi proprie. Dopo aver preso parte ad alcune ambascerie in Tirolo, a Monaco, in Francia e presso il conclave succeduto alla morte di papa Pio III, venne condannato ad un anno di confino: un effetto degli eventi che seguirono la decisione della Lega Santa di ripristinare la dinastia medicea a Firenze (Dieta di Modena, 1512). Fu questo uno dei suoi periodi più difficili, anche a causa del carcere e delle torture che un'accusa di tentata congiura antimedicea lo portò a subire.
Nella seconda metà dell'anno compose "Il Principe", opera che Machiavelli offrì a Lorenzo de' Medici (nipote del Magnifico) tra il settembre del 1515 e lo stesso mese del 1516. Nel 1520, il cardinale Giulio de' Medici gli diede l'incarico di scrivere le "Istorie Fiorentine" per conto dello Studio pisano. Gli otto libri delle Istorie furono consegnati un anno dopo al nuovo committente, Clemente VII.
Dopo il sacco di Roma (1527), a Firenze venne restaurata la Repubblica, ma Machiavelli non fu chiamato a ricoprirvi incarichi.
Morì il 21 giugno dello stesso anno.